Sinistra Autonomia FederalismoRipartiamo dalle idee e dai territori
Ricostruire un centro sinistra largo è possibile (forse)
di Tore Cherchi
Propongo alcuni temi da approfondire per l’analisi del voto nelle recenti elezioni regionali.
1) I commenti sul risultato del centrosinistra sono stati generalmente positivi, a partire da quello di Massimo Zedda. È chiaro che si tratti di un giudizio nel contesto dato e che ha come termine di confronto il risultato delle elezioni politiche dello scorso anno. I dati prodotti dall’Istituto Cattaneo sui flussi elettorali nelle città di Cagliari e Sassari sembrano supportare, con una base scientifica, i commenti di cui sopra. Potrebbe anche trarsi la conclusione che un’operazione di ricostruzione di un centrosinistra largo sia stata avviata. Condivido questa conclusione che baso anche sui tanti fatti di reazione, per lo più spontanei, verificatisi nel Paese, contro le scelte della destra leghista.
2) Dobbiamo approfondire l’analisi perché, contemporaneamente, il centro- destra, a trazione leghista, registra un’avanzata senza precedenti. Ancora: che cosa è il Psdaz oggi, al di là dei sommari giudizi negativi? In Sardegna come in Abruzzo, gli elettori che lo scorso anno votarono 5Stelle, si sono ripartiti in quattro gruppi: i fedeli che riconfermano il voto (in minoranza); i delusi che si rifugiano nell’astensione (gruppo maggioritario); i traghettati verso il centrodestra e i pentiti che ritornano al centrosinistra. Che succede nel movimento 5Stelle?
3) Occorre analizzare anche altri fatti. Il centrosinistra non elegge donne nonostante la doppia preferenza di genere. Facevano meglio le vecchie forze della sinistra.
4) Le elezioni costituiscono sempre un giudizio su chi ha governato e in questo caso, sul governo del centrosinistra. I commenti positivi sul voto per le regionali nel confronto con le politiche dello scorso anno, rischiano di far passare in secondo piano il giudizio sul governo regionale. Messe da parte le analisi auto-consolatorie del tipo “abbiamo fatto bene ma non ci hanno capiti o non abbiamo comunicato bene” (che possono anche avere qualche elemento fondato ma non sono la spiegazione), il dato di partenza è il voto molto negativo sul governo regionale. È appena il caso di ricordare che in contesti politici fortemente difficili per il centrosinistra, Sala ha vinto a Milano, Zedda a Cagliari, Zingaretti nel Lazio. Sarebbe utile un bilancio della nostra esperienza di governo. Un primo bilancio potrebbe essere basato sul raffronto analitico fra programma annunciato e risultati conseguiti. Chi può farlo?
5) Se sviluppiamo un’analisi di lungo periodo, registriamo che dal 1984 (Giunta Mario Melis) l’alternanza alla guida della Regione è la costante: nessuno schieramento politico è stato al governo per almeno due mandati consecutivi, diversamente da quanto accaduto e accade in altre Regioni del Paese o anche nei maggiori Comuni sardi. Contestualmente si è ridotta la partecipazione al voto degli elettori sardi (trascurando il debole incremento recente). Quello dei sardi, alle regionali, appare sempre di più come un voto contro, di insoddisfazione. Quali sono le ragioni profonde? Perché in misura maggiore o minore, si fallisce sempre, a inappellabile giudizio degli elettori, nella prova del governo regionale?
6) Che fare per il futuro? Se è vero che dalle elezioni traiamo l’indicazione che (forse) è stata avviata la ricostruzione di uno schieramento democratico e progressista, quanto è robusto? Intendo: è un movimento con una robusta identità politico-programmatica? E’ un’identità con forti connotati autonomisti e federalisti? È emersa una simile identità, nella campagna elettorale o ha prevalso la una pur positiva reazione ancora istintiva? La frammentazione del voto in otto liste, come si risolve ai fini della formazione di uno schieramento con un gruppo dirigente solido? Da subito si porrà la questione se fare un unico gruppo di opposizione nel Consiglio regionale, fatto che a prima vista, sembrerebbe utile.
7) Le elezioni europee sono imminenti e costituiranno anche la prima verifica sulla capacità dello schieramento democratico e progressista di sapere arginare la destra sovranista e i populisti. Come affrontarle?
Ho posto alcuni temi che, a mio avviso, è utile approfondire, riservandomi di dare con un successivo intervento un contributo nel merito delle questioni.