Sinistra Autonomia FederalismoRipartiamo dalle idee e dai territori
Guardare alle difficolta e ripartire per rinascere
di Alberto Straullu*
Non è passato tanto tempo dalle elezioni regionali sarde ma è abbastanza per provare a fare un analisi sui risultati che queste ci hanno consegnato. Il più evidente è la vittoria del centro destra e la sconfitta del centro sinistra. Il 48% circa di Solinas contro il 33% circa di Zedda parla chiaro. Anche per quanto riguarda il voto alle liste non c’è niente di cui andar contenti: 52% circa contro il 30%. Certo poi c’è chi ha perso più di noi, il Movimento Cinque Stelle (11% circa Desogus e meno del 10% la lista), ma è arrivato il tempo di smetterla di guardare a chi è andato peggio per costruirci degli alibi inutili. È arrivato invece il tempo di essere onesti con noi stessi, guardare alle nostre difficoltà e ripartire da esse per rinascere e diventare nuovamente la guida di una grande fetta di elettorato che si sente abbandonata e che ce lo sta dimostrando ormai da diverso da tempo. La scelta di candidare Massimo Zedda, che era potenzialmente in campo da tempo ma che è stata ufficializzata solo al fotofinish, ha portato sicuramente un risultato superiore a quello ipotizzato alcuni mesi prima. Questa scelta nasconde le difficoltà ma evidenzia le mancanze strutturali interne al centro sinistra e al partito di maggioranza relativa, il PD, e che da troppi anni ormai non esercita il ruolo di guida e preferisce correre dietro a beghe interne che allontanano il nostro popolo. L’individuazione tardiva del candidato e la stesura fuori tempo del programma, non hanno poi permesso di dedicare il giusto tempo per la costruzione di liste forti e competitive nei vari territori e neanche di far passare le linee progettuali che son state proposte. A questo non possiamo non aggiungere che la Giunta precedente da una parte ha mancato alcuni degli obiettivi principali per cui era stata eletta (riforma degli enti locali, legge urbanistica e riforma sanitaria) e dall’altra, non meno importante, ha evidenziato un grave difetto di comunicazione nel far passare i diversi risultati positivi comunque ottenuti (Reis, Pubblica Istruzione, vertenza entrate con lo Stato). E anche in questo siamo stati maestri nel darci la zappa sui piedi nel far risaltare più i limiti che i pregi, insomma siamo stati ancora una volta i migliori oppositori di noi stessi.
Prima di guardare il risultato e cercare di capire il perché di quanto avvenuto e le soluzioni per un nuovo progetto politico di sinistra, non possiamo però non tener conto del contesto socio -politico nel quale ci troviamo. In Italia, e quindi in Sardegna, è in corso una regressione politico-culturale che si traduce, ancora una volta, in un vero e proprio conflitto sociale dove il nemico è sempre chi sta peggio, e viene usato anche come alibi della propria mediocrità. Oggi siamo in una società in cui la politica non è più strumento di analisi e risoluzione dei problemi ma è essa stessa un problema e un nemico da sconfiggere. Così facendo però non si considerano i veri problemi del paese, lavoro e condizioni economico-sociali, e ci si lascia abbindolare dalle politiche populiste e di odio di partiti politici come la Lega e i Cinque stelle, che stanno costruendo il loro consenso sulla pelle e sul futuro di intere generazioni, lasciandoci presagire un futuro ancora più buio e indefinibile. Nel fare questo i partiti al governo non tengono conto che le misure economico-legislative potranno sempre essere modificate dai governi successivi, mentre molto più complessò sarà scardinare l’emergente cultura di caccia al nemico e al più debole.
Tutto questo è indispensabile per cercare di comprendere l’esito del voto delle ultime regionali. Questo nuovo approccio, infatti, ha permesso al Centro Destra e in particolare alla Lega e al suo fido scudiero, il Partito Sardo D’Azione, di far convogliare su di loro il voto di dissenso e di protesta, rubando questo ruolo ai Cinque Stelle. La discesa di Salvini in Sardegna, che ha letteralmente oscurato la figura del candidato presidente Solinas, è stata, è inutile negarlo, la loro carta vincente. Il Ministro dell’Interno ha vinto la sua personale campagna elettorale spostando l’attenzione su temi generali e tralasciando una programmazione sul futuro dell’Isola. In tutto questo la sinistra non ha fatto altro che inseguire il nemico sul suo campo e come al solito nel campo dell’avversario si perde. Non abbiamo saputo, cioè, far emergere le peculiarità di una politica a favore delle persone ma ci siamo schierati in difesa senza saper dare risposte alle esigenze dei sardi, sempre più emergenti.
Ora però non è il tempo di piangere. ma di ricostruire e ripartire. Oggi dobbiamo uscire dai nostri schemi tradizionali, ridurre i tempi decisionali e rimetterci in contatto con la società, mondo del lavoro e della scuola in particolare. Dobbiamo saper interpretare i problemi e produrre soluzioni diverse, operando con serietà e riacquistando credibilità. È arrivato il momento di essere nuovamente al fianco della popolazione, formando una nuova classe dirigente che in realtà già scalpita, come le manifestazioni delle ultime settimane dimostrano. Sconfiggiamo il baronato politico investendo su quante più nuove risorse umane disponiamo e disporremmo. Non è più tempo del pietismo di sinistra ma è il tempo del rispetto della persona, delle leggi e della dignità. Il popolo ha bisogno di un movimento progressista e innovatore. Convinciamocene e mettiamoci al lavoro.
(*) Segretario Circolo PD Carbonia