Sinistra Autonomia FederalismoRipartiamo dalle idee e dai territori
Il rilancio della nostra isola e i territori interni
Lo spopolamento dei territori interni è un dato di fatto. Dobbiamo bloccarlo e abbiamo il dovere di invertire la tendenza generatasi nei decenni precedenti, per realizzare un equilibrio. Una forza politica che aspira al governo della Sardegna deve assumere questo come obiettivo prioritario.
I territori interni della Sardegna possono essere i veri attori del rilancio della nostra Isola. Senza i territori interni ben collegati, con viabilità adeguata e servizi rinnovati, anche i territori economicamente più sviluppati rimangono non totalmente compiuti.
Infatti, la patologica emigrazione dai territori interni verso la costa e i grandi centri, per motivi di studio, di lavoro, maggiore offerta di servizi, ha arricchito di nuova linfa questi ultimi ma vi ha generato anche nuovi problemi e ha depauperato di energie ed economia i primi.
Buona parte dell’emigrazione dai territori interni verso la lecita speranza di un futuro migliore ha apportato all’economia dei centri economicamente sviluppati un enorme capitale in termini di: acquisto o affitto immobili; costituzione di nuove imprese, forse trasferite dalle zone interne; spesa dei salari percepiti nella nuova città di residenza. Ma, nello stesso tempo, Il costo della vita e il tempo consumato per viverla nei grandi centri è molto maggiore di quello nei territori interni e questo crea un impoverimento della famiglia. Siamo sicuri che ci siano le risorse economiche perché il lavoratore comune, il piccolo artigiano, il commerciante, possano usufruire dei servizi messi a disposizione? Ogni servizio ha un costo, un biglietto da pagare, una tassa maggiore da versare al comune, un parcheggio. Certo la vita sociale è diversa, l’offerta di svago e formazione sembra imbattibile. Non è facile rinunciarvi o non esserne attratti.
Con le opportune politiche si possono restituire al territorio le imprese emigrate, sviluppare le attività, adottare la green economy, e renderle competitive con le aziende di tutto il territorio nazionale superando il divario creato dalle infrastrutture che in ogni caso dovranno essere programmate e realizzate.
Con le nuove tecnologie informatiche e la disponibilità di connettività con prezzi ragionevoli e velocità sempre maggiori, dalle aziende localizzate nei territori interni si può operare anche a distanza con costi di strutture nettamente inferiori; le persone possono svolgere i propri compiti a distanza specialmente nella PA, soluzione auspicabile soprattutto per ridurre i costi sia delle amministrazioni che dei dipendenti.
Possiamo produrre in un piccolo paese dei territori interni un prodotto, non necessariamente agroalimentare, e immetterlo nel mercato mondiale direttamente in autonomia, oppure offrirlo alla grande distribuzione, ai grandi portali di vendita, forti di una riconosciuta qualità ,di un minor costo del lavoro, di un maggior valore del salario in quanto minori spese per la gestione della vita quotidiana.
Non è detto che sia la soluzione per tutti ma se in un piccolo centro riporti l’attività precedentemente emigrata oppure un’altra di nuova generazione, rinnovata anche solo per riportare una cinquantina di posti di lavoro, fai diventare il piccolo centro un volano di economia sana. Si ristrutturano le case di famiglia, si rendono funzionali le zone artigianali e industriali con l’abbattimento dei costi di gestione appunto basati sulla green economy utilizzando la leva fiscale e tutti gli strumenti adatti per agevolare il ripristino di un tessuto dormiente.
Se questo tessuto venisse articolato in più comuni dello stesso territorio si potrebbe iniziare a ragionare nei territori interni di gestione comune degli investimenti e delle infrastrutture, mirando, di fatto, alla costituzione di un grande città diffusa.
A volte si impiega più tempo ad attraversare una grande città che andare da un comune ad un altro dei territori interni.
Nella nostra Sardegna le diverse realtà sono riuscite a convivere, magari non sempre in armonia, grazie ad un equilibrio tra l’economia agropastorale e l’industria. L’equilibrio si è rotto; l’economia dei territori interni è crollata.
Non si è intervenuti per consentire un sano equilibrio tra aree svantaggiate e aree maggiormente competitive; si è preferito investire in misura più agevole e con minori risorse sulle realtà in grado di competere sul mercato. Magari solamente per una logistica apparentemente conveniente.
I costi della logistica sono variati e potrebbe essere il momento di reinnestare nelle zone interne forti componenti di industrializzazione assolutamente verde. Abbiamo territori vastissimi che attendono la possibilità di avere una opportunità di rilancio senza snaturare il territorio.
Ogni zona industriale dei territori interni potrebbe agevolare l’insediamento imprenditoriale a patto che siano progetti che non consumino il territorio ma che lo rendano riutilizzabile per generazioni senza perdere la vocazione turistica, agropastorale. agroalimentare, artigianale e tradizionale che ne connotano i tratti.
Si potrebbe andare nella direzione della valorizzazione delle tipicità alimentari tradizionali con potenziamento della Ricerca su zootecnia e agroalimentare utilizzando in pieno LAORE e AGRIS, eccellenze tecniche, che già formano i produttori e promuovono le produzioni agroalimentari. Il primo passo è sicuramente il potenziamento della produzione delle DOP esistenti con una rigorosa applicazione dei disciplinari relativi. Contemporaneamente c’è necessità di ampliare le zone riconosciute come DOP, potenziare le IGP, le DOCG e tutte le filiere e certificazioni che non sono incluse. Tipicità garantita a prescindere dalle normative (etichetta obbligatoria e completa). Dobbiamo impegnare le nostre risorse ad una distribuzione organizzata, ad un’esportazione delle nostre produzioni agroalimentari; non dobbiamo puntare solo sulla mera autosufficienza.
Reinventare nuovi prodotti potrebbe anche essere un ritorno ai prodotti più antichi, seguendo logiche di prodotto fresco, più redditizio sotto tutti i punti di vista, in quanto necessita di meno tempo o nessun tempo di stagionatura e quindi meno strutture di conservazione, packaging inferiori e spesso“monouso”, minor costo apparente al consumatore, ma maggior resa rispetto alla lavorazione e al prezzo della materia prima, con più riordini frequenti di quantità inferiori con meno rischio di esposizione nel caso si venda alla Grande Distribuzione Organizzata).
Anche la commercializzazione può avvenire quasi completamente ONLINE, sia B2B tra aziende che B2C tra azienda e consumatore finale, per la parte esportazione e diffusione nel territorio nazionale. Fondamentale è il requisito di una qualità realmente certificata e una costanza della stessa produzione.
Differenziazione dei prodotti in base alla qualità della materia prima, al disciplinare di produzione, al periodo di produzione stesso.
Forte supporto per l’esportazione dei prodotti di nicchia per portare sulla tavola del turista i sapori della Sardegna quando è a casa sua. Grande supporto per packaging e spedizioni. Naturalmente va accompagnato l’adeguamento delle imprese per il raggiungimento di questi obiettivi all’interno della filiera.
Un passo importante per la Zootecnia sarebbe localizzare in Sardegna i centri di gestione delle razze Sarde, con gestione Regionale oppure mista, ma sicuramente con controllo pubblico, in modo da poter avere sempre chiara la situazione zootecnica e la sua evoluzione genetica.
Oggi le produzioni agroalimentari e agropastorali sono in mano a pochi soggetti che dettano l’agenda a tutti gli altri operatori. E’ un processo avviato da almeno un ventennio che ha causato l’impoverimento delle produzioni locali e quindi la diminuzione della ricaduta di reddito nel territorio e una uniformazione del prodotto finito.
Teniamo sempre in mente che il cibo, come il turismo, è un esperienza sensoriale. Le Blue Zone identificano, al momento, solamente cinque aree nel Mondo oggetto di studio per via della longevità degli abitanti. Sono l'isola di Okinawa (Giappone), la Sardegna (Italia), Nicoya (Costa Rica),Icaria (Grecia) e Loma Linda, in California. Hanno importanza sia come traino al turismo, se adeguatamente promosse, che come valorizzazione del nostro prodotto enogastronomico a tutto tondo.
L’attrattività turistica delle zone interne è ormai riconosciuta. In ogni paese si assiste alla trasformazione delle prime e seconde case in strutture extra-alberghiere a volte veramente di alta qualità. Particolare non da poco é che i proventi, quasi sempre ad integrazione del reddito familiare, vengono utilizzati per acquisti nel territorio di tutti i prodotti necessari all’attività e soprattutto generano l’esigenza di creare o potenziare nuovi punti di ristoro, piccole botteghe alimentari e via discorrendo. Diciamo che mediamente il turista che fruisce dei nuovi servizi extra-alberghieri, utilizza gli altri servizi in misura superiore al servizio stesso. Per fare un esempio numerico, il turista che pernotta in una camera doppia in un B&B, in un’Affittacamere o in altre tipologie di struttura extra alberghiera, mediamente ha un costo di 50/70 Euro per notte. Per cena si rivolgono alla pizzeria, al ristorante, trattoria, pub del paese e spendono altri 40/60 Euro- sempre per coppia. Hanno piacere di un aperitivo, di un caffè, riforniscono la vettura, comprano il giornale, visitano i musei
Ogni territorio ha i suoi sapori e le sue specialità. Tutti insieme contribuiscono ad alimentare, dopo averlo generato, il circuito delle “Cortes Apertas”, di “Autunno in Barbagia”, della Primavera nel Marghine e Ogliastra” e così di seguito. Ogni territorio contribuisce.
I percorsi naturalistici, i monumenti della natura, l’offerta museale, la distanza mare - montagna (in un’ora si passa dal mare meraviglioso alla montagna più aspra) hanno ormai permesso al turismo balneare tradizionale di iniziare ad affacciarsi nei territori interni.
Un turismo, quello delle zone interne, che, anche se con numeri molto inferiori al turismo balneare, è l’unico che offre la destagionalizzazione, in quanto si assiste ad occupazioni interessanti da marzo a dicembre. La qualità dell’aria, il ritmo di vita, la semplicità delle persone, l’ospitalità innata verso “lo straniero”, oltre agli altri punti sopra ne fanno dei veri pilastri del turismo
Relativamente al turismo, possiamo attribuire delle regole e sviluppare un nuovo modo di “esportare” le zone interne. Promozione istituzionale del territorio e non della singola struttura. In Sardegna la promozione del territorio è stata praticata dalla precedente Giunta Regionale, creando una struttura per la DMO (Destination Management Organization), specializzata e dedicata alla ricerca di tutte le possibilità di offerta turistica della Sardegna e di promozione della stessa. Nata per sviluppare il turismo esperienziale e quindi vendere diversamente un prodotto che nonostante tutti i nuovi numeri positivi è in crisi di identità.
E’ cambiato il turista. Vuole entrare il più possibile dentro le nostre cucine, le nostre case. Vuole mangiare nei luoghi di produzione. E’ disposto a spendere in cambio di sensazioni. Non rientra a “Londra” spiegando le proprietà organolettiche dei cibi ma raccontando del bicchiere di vino dopo una faticosa e pericolosa escursione a Gorroppu, nel supramonte, Sul Corrasi. Nella sua testa l’emozione rende tutti i prodotti, e non solo gli alimenti, meritevoli di essere ricordati e ripercorsi.
Per un turista straniero un’ora equivale ad un attimo. Il percorso è bidirezionale. Possono vivere nei centri interni e decidere la mattina se andare al mare oppure fare un’escursione in montagna. Così potremmo essere pronti a gestire la famosa destagionalizzazione, già in atto, ma carente di servizi fuori stagione per i turisti. Bed & Breakfast e qualche altra struttura che reggono in questo periodo non sono sufficienti per le potenzialità del mercato. Si dovrebbe non incentivare chi apre nei periodi di massima affluenza fisiologica dei turisti (penso dal 15 giugno al 15 settembre).
Si può pensare ad applicare agevolazioni per l’efficientamento delle strutture dal punto di vista energetico, per l’acquisto di arredi da artigiani locali iscritti ad elenchi regionali di fornitori, per la realizzazione di strutture per arredamento di esterni, sistemi di riscaldamento per chi terrà aperta la struttura tutto l’anno
Si potrebbero studiare contributi in base alla promozione del territorio, in modo da poter premiare chi acquista e consiglia i prodotti alimentari locali, i prodotti artigianali, i ristoranti che predispongono e vendono menu a base di prodotti DOP Sardi. Menu con cibi “Antichi” per far vivere l’emozione della Blue Zone.
Blue zone come veicolo del turismo all'interno; puntiamo su ambiente e alimentazione. Menu con cibi “Antichi” per far vivere l’emozione della Blue Zone.
In questo contesto deve essere inserita la vera importante carenza. L’Industria. La parola Industria non si accomuna più, obbligatoriamente, alla parola Inquinamento. Quando parlo di Industria credo nei modelli migliori della Industria nell’era della Green Economy. Oltre all’agroalimentare, che ritengo l’industria con la maggior possibilità di successo, se ben strutturata, come vedremo più avanti nel discorso, abbiamo una sottovalutazione cronica dei prodotti artigianali, dalle ceramiche ai “tappeti”, alle “corbule”, ai souvenir non made in China. L’ISOLA ha promosso negli anni i prodotti Sardi. Ora dobbiamo raccogliere l’eredità culturale e trasformarla in tanti interessanti prodotti da inserire in un mercato sempre più globale.
Parlando di Industria non si può non citare la Chimica Verde che è una realtà. Le produzioni di Solventi naturali, Liquidi supercritici è entrata nella fase operativa. Si utilizzano per decaffeinare i chicchi del caffè, per estrarre il luppolo, per la preparazione di oli essenziali, di solventi per lavanderie. E’ fondamentale la produzione di Fitofarmaci con basso impatto ambientale.
Imprescindibile la riduzione del consumo energetico, la variazione della qualità del consumo del territorio con una forte coscienza "verde". Si deve partire in ogni caso da una riduzione del fabbisogno energetico. Anche le produzioni della Chimica Verde necessitano di materia prima che allo stesso modo deve avere il tempo di ricostituirsi nella forma originale. Niente deve essere utilizzato in modo sconsiderato per evitare di depauperare il territorio dalle materie prime necessarie per tutelarlo.
Quanto al grande tema dell’energia provo a descrivere in poche righe una idea di gestione di utilizzo differente del prodotto fotovoltaico o anche di altre fonti rinnovabili legate alla produzione di corrente elettrica; credo possa essere realizzato e moltiplicato per tutte le realtà.
Si deve affrontare anche qui un concetto di rete, di condivisione. Un Comune, un consorzio di Comuni, un territorio interno diffuso, dovrebbero approntare, in una zona industriale o periferica vicino alla prima centrale Enel o cablaggio ENEL, una distesa proporzionata, e non eccessivamente invadente, di supporti per l’installazione di pannelli fotovoltaici o altro sistema di produzione di corrente elettrica (diciamo per semplicità pannelli fotovoltaici) gestiti da una società a partecipazione comunale o totalmente privata.
In questi supporti verranno installati i pannelli fotovoltaici dei cittadini residenti, della Pubblica Amministrazioni, delle aziende artigiane, dell’industria. Ci saranno Slot per un numero di utenti almeno pari a quelli censiti. Se verrà perseguito l’efficientamento energetico il fabbisogno sarà sicuramente inferiore, Per installare i pannelli nel tetto di una casa, con la corretta esposizione, in un centro abitato, ho difficoltà e costi enormi. Mi viene offerta la possibilità di posizionarli in periferia e di scambiare li la mia produzione con il fornitore accreditato. Spenderei meno di un terzo, avrei una esposizione ai raggi solari perfetta, quindi maggior resa per pannello e non occuperei il mio tetto di una antiestetica copertura.
In cambio di questo dovrei pagare una quota, sicuramente bassissima, oltre all’acquisto, per la manutenzione dei miei 15 mq di pannelli. Considerando una buona centrale di acquisto regionale si potranno reperire i materiali migliori a costi irrisori. La gestione del parco sarebbe affidata a pochi dipendenti che manterrebbero in perfetta funzione l’impianto e ne controllerebbero l’efficienza nel tempo. Naturalmente andranno approntati accordi con i gestori per rendere agevole questa soluzione per tutte le installazioni e gestioni possibili in Sardegna e non solo.
Alla base di tutto ci deve essere una riduzione dello spreco di materiali in genere e al riciclo di tutto quello che è possibile riciclare.
Nuoro 06 settembre 2018