Sinistra Autonomia FederalismoRipartiamo dalle idee e dai territori
Segnare una nuova direzione per l’Unione Europea
Essere amministratori nel 2019 ed essere amministratori di un piccolo Comune del Sulcis, periferia delle periferie, può sembrare quanto di più lontano rispetto alla grandezza e alla tipologia di politiche più strettamente legate alla dimensione “Europa”.
Tuttavia, credo sia l’esatto contrario. Oggi ci troviamo di fronte, da cittadini europei e da amministratori europei, alla grande sfida di ribadire il concetto di “unione” e in particolare di “Unione Europea”. Troppe sono state in questi anni le spinte verso un disfacimento del pensiero europeista (spesso confondendo l’intera area comunitaria con la sola area Euro) e soprattutto minando alle fondamenta l’esistenza stessa dell’Unione Europea, come questa fu concepita dai suoi padri fondatori.
Il ruolo degli enti locali, e quindi dei suoi amministratori ai vari livelli, è invece di primaria importanza. Ce lo dice uno dei tre princìpi cardine dell’ordinamento giuridico europeo, quel “principio di sussidiarietà” che mira a portare l’esercizio delle competenze il più vicino possibile ai cittadini e che equivale al riconoscimento di una sorta di “indipendenza” dell’ente subordinato rispetto all’autorità superiore. In questo modo e in virtù di questo principio, la stessa azione dell’Unione Europea non è richiesta laddove una questione possa essere regolata meglio e prima dagli Stati membri (a livello statale, regionale e locale).
Questo incontro di oggi manifesta la sua importanza non solo perché rappresenta un utile momento di confronto e un’occasione per approfondire il tema “Europa” da diversi punti di vista, ma soprattutto per l’approssimarsi di uno degli appuntamenti più importanti dell’ultimo quinquennio: le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo del 26 maggio 2019. Per la complessità del tema e per la pericolosità dei venti nazionalisti, sovranisti, xenofobi e razzisti che pervadono il Vecchio Continente in questo momento storico, queste elezioni sono forse le più politiche che abbiamo avuto da che ha avuto inizio il percorso di rappresentatività nell’Assemblea parlamentare. Prestare il fianco a questi movimenti divisivi e disfattisti e permettere che si formi una maggioranza di carattere “nazionalista” è un pericolo che non possiamo correre: rappresenterebbe, rispetto al sogno di una Europa forte, unita e coesa, una vera e propria contraddizione in termini.
Il clima politico e sociale è senza dubbio poco favorevole alla difesa dell’europeismo. Per questo dobbiamo fare lo sforzo di ricordare perché e da dove è nata la spinta all’aggregazione, quel sogno post bellico di pace e federalismo politico, monetario e sociale che avrebbe dovuto portare alla Federazione degli Stati d’Europa e all’approvazione di un’unica Costituzione Europea. Non è un caso, a mio avviso, che proprio nel momento più buio della storia politica italiana siano nati movimenti e pensieri fortemente europeisti e sovranazionali e non è un caso che quel famoso “Manifesto di Ventotene” (Per una Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto)fu scritto negli anni 40 che soprattutto fu ideato da due prigionieri politici confinati dal regime fascista, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi.
Ora, per ribadire questi concetti e segnare una nuova direzione della e per l’Unione Europea, dobbiamo e possiamo fare qualcosa: portare lo spirito della pace e dell’aggregazione nel nostro voto del 26 maggio e non permettere ai personalismi nazionali di disgregare settant’anni di cammino.
Iglesias, 27 aprile 2019